mercoledì 7 marzo 2018

Piccolo post sulle pari opportunità


Sono una prof fortunata, fortunata al punto che persino le ore di supplenza invece che un incubo sono un'opportunità.
È capitato quindi che in un'ora di supplenza con una classe deliziosa, capace di lavorare e ragionare anche con un'insegnante capitata lì per caso per un'ora soltanto, si leggesse un brano dell'antologia in cui una ragazza era appassionata di ciclismo e equitazione.
– Prof, è un maschiacchio!
E qui inizia la discussione da cui emerge che per i maschi una ragazza non dovrebbe giocare a calcio. Al massimo a casa propria, ma non in una squadra. Per le ragazze è giusto poter giocare a calcio, se ne hanno voglia, ma i maschi non dovrebbero fare danza. Su questo, pare, sono d'accordo tutti, maschi e femmine. Perché ci sono, dicono, cose da maschi e cose da femmine. E sulle cose da maschi pare ci si a più accordo. Maschiaccio è brutto da dire di una ragazza, ma femminuccia è sicuramente peggio da dire a un ragazzo.
E poi l'ora è finita e non abbiamo potuto andare avanti nella discussione, tutto sommato contenti all'idea di andare a casa.
Ma se l'ora fosse proseguita io cosa avrei fatto?
Avrei cercato da proiettare alla LIM un pezzo di danza, possibilmente non classica, magari da Notre Dame de Paris. Magari questo:
Può piacere o non piacere o non piacere. A me piace e penso: ma se a tutti questi maschietti fosse stato detto che ballare è da femminucce, questo spettacolo non sarebbe andato in scena. Non ci avremmo perso tutti?
Se lo avessimo guardato insieme, forse sarei riuscita a dire che l'arte, ma anche lo sport, come qualsiasi altra cosa che uno senta di voler fare è un modo per esprimere se stessi. Un'opportunità, appunto. E l'espressione che ne esce è diversa per ciascuno. Un maschietto che balla non ballerà come una ragazza, non negherà la propria fisicità, ma la svilupperà in modo diverso. Ma se il nostro pregiudizio nega la possibilità stessa, ci perdiamo tutti.
Forse avrei raccontato un piccolo episodio personale.
Il mio nonno materno era un uomo d'altri tempi. Era nato in una famiglia altoborghese che poi si era impoverita negli anni della guerra, ma la sua educazione era stata quella di un primogenito altoborghese di prima della seconda guerra mondiale. Era un uomo di cultura, che ci ha lasciato qualcosa come 4000 libri. Ha avuto una sola figlia, mia mamma, con cui, per vari motivi, non c'è mai stato dialogo. Da bravo uomo d'altri tempi il suo interesse per me, finché ero una bambina piccola, è stato scarso e per lo più rivolto al fatto che non toccassi/rompessi le sue cose. È capitato un giorno, avrò avuto sui 9 anni, in cui ero dai nonni e lui stava per andare in edicola e io ho chiesto un fumetto. Intendevo con quello un Topolino, ma non essendo stata chiara, lui ha comprato Tex. Appena tornato a casa lo ha fatto vedere a mia nonna e, apriti cielo! Il problema non era che ci fosse troppa violenza per una della mia età, ma che fosse "da maschio". Mio nonno se lo è rigirato tra le mani e poi ha detto "va be', ma vediamo se le piace". Perché per la prima volta con quel fumetto mio nonno vedeva qualcosa che poteva condividere con me. E quel fumetto "da maschi" me lo ricordo ancora, me lo ricordo ogni mese, quando ancora prendo il Tex, che leggo anche solo per nostalgia, ricordando mio nonno. Da lì sono arrivate via nonno altre letture "da maschio". Salgari, Verne. E poi una sorta di investitura a prendermi cura dei 4000 libri. Seguendo il consiglio di mia nonna ci avremmo perso entrambi. Io, ma anche mio nonno.

Vedo in questi ultimi anni, parlando con i ragazzi, un ritorno prepotente degli stereotipi di genere, cose da maschi e cose da femmine. Sciocchezze, magari, all'età con cui io ho a che fare con loro, ma che diventano col tempo opportunità negate. In nome di che cosa? Di una paura di non essere accettati in un gruppo e nel terrore, che non ricordavo in passato, ma ora è sempre più presente, di essere bollati come "gay" o come "lesbica".
Le cose peggiorano, spesso, al momento di scegliere la scuola superiore. Nessuna ragazza a fare meccanica, ma quasi peggio un ragazzo allo scienze umane o, orrore, alla scuola per parrucchieri ed estetisti. E questo punto lo stereotipo inizia a incidere sulla vita intera. Non solo di chi compie o non compie questa scelta. Ma di tutti coloro che non andranno a beneficiare degli effetti positivi che si hanno sempre quando qualcuno fa qualcosa che profondamente ama.

Domani è l'otto marzo e di solito si parla, per l'otto marzo, di pari opportunità per le donne. Ma a negare o negarsi un'opportunità per paura e pregiudizio ci perdiamo tutti, non solo la persona a cui l'opportunità è negata. Perché un talento espresso va sempre a favore di tutta una comunità.

Pensavo, che questo fosse un punto assodato, che fosse addirittura inutile e anacronistico ribadirlo. Eppure, più parlo con i ragazzi e più mi rendo conto che oggi, nel 2018, alcuni concetti è bene ribadirlo.

Domani è l'otto marzo e si parlerà di pari opportunità per le donne.
Ma le pari opportunità sono per tutti.
Opportunità non vuol dire livellamento, ma possibilità di esprimere un talento.
L'espressione di un talento, il fare quello che si ama fare, va sempre a vantaggio di tutti. 

17 commenti:

  1. Dato che sono un uomo, ai maschietti, tanto sensibili al tema di mostrare - quando non misurare, letteralmente - la propria virilità, chiederei: sei più uomo a fare la doccia, quindi nudo, in mezzo ad altri dodici/quindici maschi, nudi anche loro, o andando a danza in mezzo a uno stuolo di ragazze? Tra le quali magari potresti trovarne una, o più d'una, dato che la legge dei grandi numeri lavora per te?
    I maschi sono stupidi, specie da piccoli. Certo, anche da grandi per la maggior parte non scherzano. Messi in branco, poi, peggio che peggio.

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    1. Dimenticavo: da maschio, agli altri maschi, dico: andate pure a calcetto, alla partita, a tutte quelle cose da maschi. Andate tranquilli, divertitevi e lasciate mogli/figlie/sorelle a casa da sole. Anzi, se fate pure tardi, meglio. :P

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    2. Infatti, la mia adolescenza da "maschiaccio" mi ha dato accesso a compagnie maschili ambitissime. I pochi ragazzi che nonostante tutto vanno nelle scuole considerate "da femmine" entrano spesso come timidi e introversi e si scoprono volpi in un pollaio.

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  2. Parrucchiere maschio? = Gay, il mio parrucchiere maschio gay non è, ha studiato a Londra ed è bravissimo e ovviamente non è l'unico, idem per i ballerini (Uh, Billy Eliot) e purtroppo noto una ritorno a certi stereotipi che speravo fossero superati. Neanche tutto questo gran fiorire di trasmissioni con chef maschi sdoganano "giocare a pentolini" come unisex, per molti rimane una gioco da femmine.

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    1. Lo noto anch'io, sono tornati molto più ora rispetto ai miei primi anni di insegnamento, cinque anni fa, per dire, non avrei mai scritto questo post, che è nato da una discussione in classe di settimana scorsa.
      E qualcuno, su questi stereotipi si gioca la scelta scolastica del dopo medie, che non è proprio una cosa da nulla.

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  3. MI hai ricordato quando all’età di quattro anni mio figlio Enrico voleva che Babbo Natale gli portasse la cucina con tutti gli accessori e poiché il “Babbo Natale” incaricato era mio padre, lui si è rifiutato di comprare questo giocattolo “per femmine” a un maschio e gli ha regalato un’altra cosa. Allora io, per sopperire alla delusione, ho detto a mio figlio che la cucina giocattolo era una cosa da piccoli (non da femminucce) e che siccome lui era già grande poteva usare le pentole vere della cucina della mamma. (Tra parentesi, gli piace sempre cucinare!)
    E per par condicio aggiungo un ricordo legato all’altro, Edoardo, che sempre a quell’età lì si è fatto regalare per un compleanno tutti i pupazzi dei personaggi di Winnie the Pooh e il solito mio padre a chiedersi perché non volesse pistole e mostri. 😁
    Senza considerare che quando ero piccola io giocavo con le barbie insieme al mio vicino di casa e poi facevo la prigioniera di guerra nei suoi giochi “da maschio.” Mi divertivo da matti.
    Ah, Edoardo è un ballerino di hip hop strepitoso! 😉

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    1. Infatti! E pensavo che quelli di tuo padre fossero problemi superati o, comprensibilmente, ancora legati a quella generazione. Invece sentire queste cose dalla nuova generazione mi ha un po' sconvolta. E preoccupata.

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  4. Molto bello questo post. Ed è anche triste come, non solo per queste cose maschio/femmina, le persone e soprattutto i ragazzi debbano sempre farsi condizionare da stereotipi esterni, magari soffocando i loro veri desideri.
    Speravo che almeno per questa cosa del ballo, gli amici della De Filippi fossero serviti a sdoganare la danza maschile.
    Molto bello l'aneddoto su tuo nonno.

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    1. Il ballo per i maschietti poi è il problema minore, ma sai quanti più portati per le materie letterarie si iscrivono comunque a un bell'istituto tecnico informatico, per dire, perché gli studi umanistici sono "da femmine"?

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  5. Condivido tutto ciò che hai detto. Pensa che quando ero alle medie - si parla di parecchi anni fa! - la sorella maggiore di una mia compagna aveva lasciato la scuola per diventare apprendista meccanico, e la sera andava a fare un corso di danza classica. Ovviamente veniva considerata un tipo strano, ma a me è rimasta impressa come esempio di libertà, non di stranezza. (Mi emoziona rivedere qualche immagine di Notre Dame de Paris... un grande spettacolo, davvero.)

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    1. La meccanica ballerina è proprio una dimostrazione di quanto questi pregiudizi siano assurti

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  6. Bellissimo, questo post. Mi trovi completamente d'accordo. Il figlio di una mia collega è un ballerino bravissimo, che abita all'esterno, così come conosco una donna muratore, che sposta pacchi di cemento con estrema nonchalance. Tuttavia, le differenze vengono sbandierate quando le ambizioni sono minime: se si punta ai massimi livelli, allora l'uomo è sempre avvantaggiato. Per esempio, la cucina è sempre stata considerata un'attività da donna a tal punto che molti uomini si sentono in diritto di non sollevare nemmeno un piatto. Eppure, chissà perché i grandi chef sono tutti uomini. Mi domando se cucinino anche a casa propria...
    Inoltre, paradossalmente, in tempo di pace queste differenze, associate al genere, sono più marcate. Durante la seconda guerra mondiale la regina Elisabetta (ai tempi principessa) faceva il meccanico delle ambulanze, ma nessuno se ne scandalizzò.

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    1. Come sempre eccoti intervenire con osservazioni acute.
      Sì, se un uomo raggiunge l'eccellenza in un'attività "femminile" è come se si riscattasse, molto di più di quanto accada alle donne che giungono al vertice in ambienti femminili. E sì, in tempo di necessità le eccezioni sono ammesse, ma poi tutti devono tornare nei ranghi...

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  7. E così nel 2018 dopo il movimento femminista che in Italia ha origine nel rinascimento, dopo i movimenti degli anni 60 come "Lotta femminista" e "Movimento per la donna", con i ragazzi siamo ancora lì: cose da maschi, cose da femmine.
    Grazie Antonella per averci regalato uno spaccato attuale mescolato con grazia con il tuo vissuto.

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    1. E questo in una classe deliziosa, con cui è un piacere discutere, però...

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  8. Quando mio figlio andava alle medie, una decina d'anni fa ormai, non ricordo che circolassero stereotipi di genere tra i ragazzini. Però ricordo un caso specifico di un ragazzino che in casa non aiutava la mamma, sfinita dopo una giornata di lavoro, perché emulava esattamente il comportamento del padre. Entrambi erano abituati a lasciare tutto in disordine in quanto "ci pensava lei".

    Con il tuo post racconti che si sta arretrando sugli stereotipi di genere nell'espressione del proprio talento. Mi hai fatto venire in mente anche il film "Billy Elliot" con la scena in cui lui s'intrufola nella classe femminile delle compagne di danza classica, ma anche quella dove lui stesso assesta un pugno a un compagno di danza perché lo sospetta di un approccio gay.

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    1. Sì, la mia impressione è che si stia tornando un po' indietro, pensa che è da anni che non faccio più vedere Billy Elliot, perché, appunto, mi sembrava un problema superato

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