lunedì 5 ottobre 2015

Sei descrizioni da evitare – Scrittevolezze


Visto il successo del post Sei dialoghi che è meglio non scrivere ho deciso di replicare la formula con le descrizioni, dopo tutto non c'è nulla di meglio per migliorarsi che guardare le brutture altrui!

Le descrizioni sono un'altra croce e delizia della narrazione. Troppo lunghe e dettagliate annoiano (non siamo più nell'ottocento! Tuonano i manuali di scrittura), troppo vaghe non restano impresse, troppo creative possono risultare eccessive. La ricetta è brevi ma efficaci, tanto facile da dire, quando difficile da realizzare. 
Vediamo almeno come NON fare.

Descrizioni con sovrabbondanza di aggettivi, scritte per lettori tonti
Il castello era tetro, lugubre e oppressivo, costruito con pietre brutte, rozze e scure. Le finestre erano sporche, opache e trasandate
Ah, il trio magico di aggettivi! L'autore insicuro ne mette sempre tre, uno per dire quello che ha in mente, due per sicurezza, nel caso il lettore sia idiota e non abbia capito bene. Inoltre, sempre per il presupposto che il lettore sia un po' tardo, gli diciamo anche cosa deve provare. Invece di spiegare com'è il castello già gli imponiamo cosa deve provare a riguardo.

Descrizioni con metafore ardite
Le finestre del castello erano come grida di bambini mai nati in un grigio cielo autunnale. La struttura era una matrigna avida intenta a divorare se stessa.

Descrizioni ipertecniche non giustificate
Il castello era un chiaro esempio di neogotico francese. La copertura delle torri, proprio identica a quelle della Carcassone post restauro rendevano evidente l'influsso che Viollet-Le-Duc aveva avuto sul progettista, tuttavia la presenza di altri edifici poco discosti da quello principale mostravano anche l'influenza del pensiero inglese e in particolare di Wyatt.
Quanti di voi riescono a figurarsi con precisione il castello? Ovviamente se si tratta di un saggio di architettura corredato da immagini ci può anche stare. In un romanzo...

Descrizioni con problemi nel punto di vista
Ogni volta che il contadino analfabeta alzava lo sguardo all'oppressivo castello si soffermava a osservare la torre dal tetto conico, chiaro esempio di come il progettista si fosse ispirato ai restauri di Viollet-Le-Duc eseguiti a Carcassonne. Il vecchio non si era mai allontanato più di un giorno da casa, non sapeva neppure dove stesse Carcassonne, ma, dal canto suo, avrebbe preferito un maggior tocco inglese. Gli piacevano le romantiche rovine che andavano di moda in Inghilterra. O, meglio, gli sarebbero piaciute, se avesse avuto l'occasione di vederle.

Descrizioni con altri problemi nel punto di vista.
Il contadino, proprio di fronte all'entrata, stava guardano la facciata del castello, il portone aperto, le finestre che avrebbero avuto bisogno di una ripulita. Notò che Jean stava uscendo dalla porta sul retro.

Descrizioni in cui si dimenticano elementi essenziali per la trama
Il tetro castello grigio si trovava in cima alla collina. Aveva due torri coniche, finestre che avrebbero avuto bisogno di una ripulita e un portone sempre aperto da cui la gente andava e veniva. Poco discoste dall'edificio principale stavano le rovine di una cappelletta, nonostante le apparenze un'aggiunta recente del padrone, fatta per seguire la moda inglese dei falsi ruderi inseriti nei parchi.
Immaginiamo che questa sia l'unica descrizione del posto. Poi, capitoli dopo:
Certo che è morto annegato! È stato buttato dalla torre direttamente nel fossato!

Vi vengono in mente altre descrizioni da evitare? Rischiate mai di incorrere in qualcuno di questi errori?
Io a volte rischio di omettere particolari importanti, questione piuttosto spiacevole nei gialli, dove il lettore deve potersi ben figurare il luogo del delitto...


Mi arriva la gradita segnalazione che il mio racconto Caccia all'orso è tra i selezionati nel concorso SFIDA di Rill, competizione letteraria in cui gli autori già entrati in finale nelle precedenti edizioni del Trofeo Rill si sfidano (appunto) su un tema dato, che in questo caso era una perfetta esecuzione. Il racconto sarà pertanto edito nell'annuale antologia e lo presenterò degnamente al momento opportuno. Per intanto trovate sul sito di Rill la notizia ufficiale.

Infine una cosa curiosa. Negli ultimi giorni il blog è stato letto da moltissimi utenti statunitensi. Non si tratta di un picco isolato, ma di un afflusso costante che ha anche ribaltato la classifica dei post più letti, dato che i post più apprezzati sono stati la recensione di Inside Out e quello sulla preparazione del manoscritto per l'invio. Mi piacerebbe conoscere meglio qualcuno di questi lettori, magari attraverso i commenti. Il blog ha già lettori fissi dal Canada e dalla Germania, mi piace l'idea che possa essere apprezzato anche all'estero!

14 commenti:

  1. L'errore dei tre aggettivi mi appartiene. Me ne sono resa conto quando ho riletto il manoscritto stampato dall'inizio: ne ho segnati veramente tantissimi, e ancora ne segnero'. Però ora che ho preso coscienza di ciò riesco a fare più attenzione.
    Anche le sbavature nel punto di vista non mancano. Ciò dipende dal fatto che a volte sono troppo me stessa: mi faccio prendere la mano ed è Chiara a osservare la scena al posto di Nico, Lara ecc. Per fortuna però non è niente su cui non si possa intervenire in revisione: so di essere alle prime armi e cerco di analizzare i miei scritti con coscienza. :)

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    1. Tutto si sistema, per fortuna.
      Anche le mie prime stesure non sono il massimo. Spesso neppure le seconde, le terze, le quarte...

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  2. Mi succede una strana cosa: so che almeno uno degli esempi che hai fatto mi appartiene, ma non so individuare quale! Sicuramente sto imparando anch'io a ridurre gli aggettivi...e pure gli avverbi. Certe volte ho chiaro in mente il paesaggio che voglio descrivere, poi non ne sono mai soddisfatta!
    Quante belle soddisfazioni, sempre in bocca al lupo!

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    1. È super frustrante quando si ha ben chiara un'immagine in testa ma non c'è verso di buttarla su carta tale e quale...

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  3. Anche io uso le descrizioni tecniche, ma solo nelle mie recensioni musicali, per il resto le evito :D ! Comunque mi vengono in mente altri due errori possibili nelle descrizioni: il primo è la descrizione di cose inutili. Come hai già detto anche tu, le descrizioni troppo lunghe annoiano, specie se sono fini a se stesse: non ricordo chi disse "se si parla di una pistola appesa alla parete, quella dovrà sparare entro la fine della storia", ma è vero che è inutile descrivere ogni pezzo di mobilio in una stanza, è noioso e basta! Il secondo è descrivere nelle scene d'azione: anche se fatto in maniera breve e giusta, potrebbe comunque spezzare eccessivamente la scena, senza il giusto dinamismo. E' una cosa che torna spesso nella mia scrittura: per esempio ho scritto qualche tempo fa una battaglia medioevale e per ogni avversario ucciso dal mio protagonista non ho speso che qualche parola. Mettersi a descrivere la faccia, il fisico, l'armatura di ognuno di loro sarebbe stato davvero controproducente :) !

    Comunque sia, visite dagli Stati Uniti capitano anche a me in gran numero. L'ipotesi principale è che potrebbero non essere visite vere ma gli "spider" dei motori di ricerca, che scandagliano il web. Almeno nel mio caso sono abbastanza sicuro che siano loro :) .

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  4. Ah, le scene d'azione! Ci farei un post, se solo avessi le idee chiare in merito...
    Le descrizioni tecniche, ovviamente ci stanno nel non narrativo o anche in narrativa, se l'occhio che guarda è quello di un tecnico, anche in questo caso, però, vanno rese fruibili ai profani.

    Per le visite, picchi mi erano capitati, sicuramente dovuti ai motori di ricerca, ma qui sono visite costanti e ben distribuite nei post... Non so, vediamo se qualcuno si palesa.

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  5. Questi "non fare" sono molto azzeccati. Aggiungerei le descrizioni che usano termini sensazionalistici ma vaghi per suscitare un "oooh!" nel lettore, ma non evocano impressioni chiare (es. il castello è "meraviglioso", il fossato "spaventoso", un'esperienza "incredibile"). Nella mente di chi legge l'immagine non attecchisce proprio. :)

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    1. Sì, branchi interi di aggettivi vaghissimi... Uno strazio.

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  6. Ahah! I tuoi esempi mi hanno fatta morire dal ridere!
    A parte questo, decisamente azzeccate queste descrizioni da non fare, concordo con tutte.
    Aggiungerei il fatto che, a seconda di chi o cosa si descrive, si deve usare un linguaggio adatto. Non si può descrivere un castello medioevale dicendo che è 'figo' e non si può parlare di una ragazza della nostra epoca dicendo che è 'una leggiadra fanciulla dalle gote rosate e lo sguardo dolce come quello degli angeli'.
    Insomma... meglio adeguarsi ai tempi, ai luoghi, e ai personaggi.

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    1. Sì, ho cercato di mettere in scena questo errore nel pezzo del contadino analfabeta che continua a sciorinare dati tecnici, ma ovviamente ci sono anche problemi di registro linguistico che possono saltar fuori... Ah, quanto è complicato scrivere...

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  7. Oddio, io trovo errate anche le descrizione ossessive di un interno o di un vestito. Ci sono certi autori che evidentemente sognavano di fare gli arredatori perché ogni volta che il loro personaggio mette piede in una stanza parte una descrizione lunga un'intera pagina su carta da parati, stile dei mobili, colore dei motivi del bordino lungo lo zoccolo di legno in basso... Personalmente ritengo che queste descrizioni dovrebbero servire solo a denotare il "carattere" di un ambiente, non diventare la relazione di un arredatore di interni professionista che prende appunti (anche perché, per quanto si possa essere accurati, il lettore non potrà mai "vedere" la stanza, la narrativa non è pittura o fotografia).

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    1. Giusto.
      La descrizione deve essere comunque funzionale alla storia. Né troppo accurata né troppo scarna. Ricordo ancora con terrore un fantasy dove di ogni cavallo incontrato di diceva il nome e la discendenza. Poi il protagonista lo usava per tre giorni, lo cambiava dove capitava e si ripartiva, nuovo nome e nuova storia equina.

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  8. Il mio cruccio è invece quello di descrivere troppo poco... ho spesso la sensazione di mancare un po' in questo senso.

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  9. Per quanto riguarda le descrizioni, pensavo fossero il mio punto debole, invece chi ha letto le mie bozze insiste nel dire che siano il mio punto di forza. Se l'avessi saputo prima, me ne sarei preoccupata molto meno, quindi conviene sempre confrontarsi con gli altri scrittori.

    Per quanto riguarda l'afflusso dal Nord America (sto sventolando la bandierina canadese), penso sia collegato al titolo "Inside out", che sta spopolando. Da quando è uscito (qualche mese fa, forse un po' prima che in Italia) non si parla d'altro. Io l'ho già visto quattro volte. Forse è il mio cartone preferito in assoluto, insieme a "Ice Age" e "How to train your dragon".

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