lunedì 10 agosto 2015

Il mandala di Sherlock Holmes e altri apocrifi – letture

IL MANDALA DI SHERLOCK HOLMES


Ho sentito parlare molto di questo romanzo e, da buona appassionata  sherlockiana, appena ho saputo che un'amica lo possedeva non ho avuto pace fino a che non sono riuscita a farmelo prestare (grazie Elena!).
L'autore, l'indiano di origini tibetane, Jamyang Norbu, è chiaramente più interessato a raccontare l'India e il Tibet che un'avventura di Sherlock Holmes. La cosa mi sta anche bene, perché, per un motivo o per l'altro questo è il terzo romanzo del 2015 che mi porta sul tetto del mondo, inoltre l'aggancio è perfettamente canonico: come gli sherlockiani sanno, il detective, mentre si fingeva morto, è stato proprio in Tibet, con l'identità di un esploratore. Per quel che mi riguarda, quindi, posso immaginare un Holmes in una sorta di vacanza e andare a spasso con lui per le vette asiatiche.
Pur avendo iniziato la lettura con questo spirito, mi sono ritrovata subito con qualche problema tra le pagine. Va bene l'attenzione all'aspetto antropologico e naturalistico, va bene abbondare con i salgarismi, come del resto tradizione ottocentesca vuole, ma aggiungere il nome scientifico a ogni animale o vegetale incontrato, con tanto di piccola trattazione ogni tre righe, alla lunga stanca... Le cose si complicano, poi, quando l'avventura raggiunge il suo apice nel magico Tibet. In un apocrifo sherlockiano, se ben scritto, sono pronta a tollerare quasi tutto. Mi sta bene approfondire la spiritualità del buon Holmes, che tutto sommato ogni tanto sembra esistere, mi sta bene anche inserire il paranormale, ma quando mi si vuol vendere Moriarty come un monaco-mago tibetano spedito in Europa dopo aver perso la memoria, si chiede davvero troppo alla mia adattabilità.
Il Mandata di Sherlock Holmes rimane un romanzo insolito, ben scritto, molto curato per quanto riguarda l'ambientazione, ma con una trama che può mettere in difficoltà l'appassionato sherlockiano. Forse sarebbe stato meglio non scomodare proprio Holmes per salvare la vita al Dalai Lama?

SHERLOCK HOLMES CRIME ALLEYS
Ha decisamente meno pretese di canonicità l'Holmes di questa serie a fumetti.
In Italia sono usciti due volumetti, I vampiri di Londra e Sherlock Holmes e il Necronomicon, entrambe riduzioni in formato bonelliano di originali francesi, editi da Editoriale Cosmo.
Trovandomi in Francia, mi sono fondata nella prima fumetteria per accaparrarmi nella sontuosa veste originale almeno una delle storie ancora inedite, scegliendo Crime Alleys, che dovrebbe raccontare la nascita della vocazione di Holmes.
Il tutto, dicevamo, è assai poco canonico. Per Londra girano vampiri, la regina stessa è invischiata in oscure trame, Moriarty gioca (male) con magia e divinità antiche. Però questo Holmes, freddo in apparenza, umanissimo nel profondo, mi piace un sacco. Mi piace il disegno che rende viva la fumosa Londra vittoriana, integrando con eleganza gli elementi sovrannaturali.
Il giovane (neanche troppo, una delle pecche maggiori della serie, secondo me, è aver sbagliato qualcosa nel calcolo degli anni dei protagonisti) Holmes che appare qui è, appunto, poco canonico. Dei due amici che lo accompagnano non c'è traccia nelle opere di Doyle, ma Holmes è lui nel modo di agire, nel misto di sfrontatezza, freddezza e implacabile ricerca di giustizia.
Questa è una storia alternativa, che non pretende di inserirsi nel canone, come spesso accade, risulta anche più canonica di altre di maggior ambizioni.

SHERLOCK HOLMES IN AMERICA 
 Continuano le pubblicazioni della bella collana di Giallo Mondadori dedicata a Sherlock Holmes.
In due volumi, viene presentata una raccolta di racconti sherlockiani  legati all'America.
I racconti sono tutti validi, scritti da professionisti del genere.
Personalmente faccio un po' fatica a immaginarmi Holmes in America o, addirittura, nel west, che interagisce con i protagonisti della sfida all'O.K. Corral, ma del resto ho appena recensito un romanzo in cui Holmes se la vede con la magia tibetana e una serie di fumetti all'insegna del paranormale. La cosa più divertente di questi racconti, in effetti, è la cura che ci hanno messo gli autori per renderli plausibili e per spiegare cosa ci facessero Holmes, Watson o entrambi negli USA. In vacanza, da ragazzi, per lavoro (certo che Watson ha proprio sfortuna con gli studi medici, neppure a San Francisco...). Insomma una sorta di impeccabile arrampicata sugli specchi, condotta con maestria da chi sa di star ricamando sugli orli del Grande Gioco.



Ricordo poi a tutti che altre letture sherlockiane si possono trovare a prezzo d'occasione nella collana Sherlockiana di Delos, in cui trovate anche alcune mie storie!

2 commenti:

  1. Prego, cara!
    E' stata davvero dura prestarti un libro che, personalmente, mi ha lasciato assai perplessa... però mi sembrava fosse una di quelle letture che una appassionata deve aver fatto una volta nella vita e così te l'ho portato.
    Ho trovato anch'io difficile mandar giù il pippone antropologico e questo Holmes reincarnato che accoglie la notizia come potrebbe accogliere un tè alle cinque a Baker Street. Mi è piaciuto il pezzo in cui decriptano l'enigma del tempio, i poteri magici invece mi hanno steso.
    I fumetti mi attirano assai, sappilo!

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    Risposte
    1. I fumetti sono qui che ti aspettano.
      SPOILER
      Holmes reincarnato mi ha fatto meno orrore di Moriarty monaco tibetano. Cioè, anni di studi e Holmes non si è accorto che il suo nemico non è inglese ma tibetano! Alla faccia dello spirito d'osservazione...
      Il pippone antropologico è anche interessante, però, ecco, alla lunga...

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