giovedì 10 ottobre 2013

Creatività e precisione


Mentre cadono le foglie e i fulmini (la luce è già saltata cinque volte), una serie di eventi del tutto indipendenti tra loro (polemiche tra aspiranti scrittori, verifiche di storia, l'indagine che vede i giovani i italiani tra i meno istruiti dei paesi sviluppati) e un po' di malumore spiccio dovuto alla pioggia e al freddo mi portano a una serie di riflessioni autunnali.

Ma sì prof, si capiva... Tanto è uguale!
Bisogna giudicare l'opera di un esordiente per quel che vuol dire, non si può cavillare sulla forma!
Le regole uccidono la creatività.

Sono diverse forme di uno stesso male (italico?): il pressapochismo.
Viene spiegato col primato della creatività sulla forma, del contenuto sul contenitore, ma, scusate il malumore, sono emerite cretinate.
La creatività ha bisogno di precisione, ne ha bisogno, se con la creatività di vuole ottenere qualcosa.
Ricordate la famosa citazione:
Bisogna avere il caos dentro di se per generare una stella danzante
Creatività significa dare forma al caos.
Il caos della mente creativa deve assumere una forma intelligibile per poter entrare in comunicazione con l'altro e questo richiede molta precisione e poco pressapochismo.
La creatività tipicamente italiana ci ha dato la possibilità, nel tempo, di dare forma a stelle bellissime, ma solo quando il creativo abbandona il pressapochismo.
Questo non ha nulla a che vedere con vita personale o abitudine. Baudelaire era l'emblema del "genio e sregolatezza" però ordinava i propri pensieri in versi regolarissimi.
Anche i creativi che disprezzano le forme preesistenti hanno sempre creato le loro opere con estrema precisione di pensiero e conoscendo alla perfezione regole e tecniche che andavano a infrangere. Nessun compositore dodecafonico ignorava la composizione classica.

E sapete qual è, secondo me, la cosa peggiore del pressapochismo? 
Distrugge la grandezza dell'animo.
L'alunno che dice "ma sì, prof, tanto è uguale, più o meno", l'esordiente che azzanna il recensore che fa notare la grammatica traballante delle sue frasi hanno probabilmente tutte le carte in regola per percorrere la strada della grandezza, ma decidono di non farlo. 
Si fermano al "benino", si arrabbiano con chi fa notare l'errore, perché sono stati nutriti dall'idea che  "quasi" sia uguale a "tutto" e rischiano di non raggiungere mai l'eccellenza. Cosa che non danneggia solo loro, ma la società intera, alla quale vengono proposti solo risultati mediocri.

Infine, non c'è forse parola più pericolosa, oggi, di "talento". 
Non importa di quale campo si parli, il talento non basta.
Lo studente brillante, che capisce al volo, ma poi non studia, apprenderà meno di chi, consapevole magari dei propri limiti, passa il pomeriggio sui libri. Del resto neppure Bolt senza allenamento vince i 100 metri. Purtroppo mi rendo conto che tra un talento pressapochista e un mediocre preciso, io sceglierei sempre il mediocre preciso non importa per quale compito. 
Però vorrei tanti talenti precisi, che sappiano organizzare il loro caos in magnifiche stelle.

PS: avete visto il nobel alla letteratura? Evviva i racconti!

Nessun commento:

Posta un commento