venerdì 16 agosto 2013

Letture estive - Re di Bastoni in piedi e serie di Grazia Negro


La prima parte di agosto è stata dedicata al noir, all'approfondimento di una nuova amica e a colmare una lacuna imperdonabile per chi vuole praticare il genere.

Re di bastoni, in piedi - Francesca Battistella
Di Francesca, che condivide con me la vita sul lago e la passione per il giallo, avevo già letto La stretta del lupo, ambientato nelle mie (nostre) terre.
Re di bastoni, in piedi è un'opera precedente, ambientata a Napoli nel 1986 e devo dire che mi ha convinto anche di più del romanzo più recente.
Gli elementi di forza sono gli stessi, quelli che caratterizzano la scrittura di questa autrice, un'atmosfera da commedia brillante che fa da contraltare a una trama gialla dalle tinte anche fosche e un mescolare con leggerezza e grazia un razionalismo di fondo a un tocco di soprannaturale che non è spiegato o giustificato, ma semplicemente c'è e sarebbe sciocco non prenderne atto.
Maricò è una donna quasi sfiorita che gestisce una piccola pensione a Napoli, crede di aver superato l'età dell'amore e di certo non pensa di poter essere coinvolta, mai, in una storia d'azione e di mafia. Doveva avere le idee diverse don Cecé, pensionante storico e figura quasi paterna per Maricò che alla sua morte affida proprio a lei dei diari che contengono la verità su uno scottante segreto. E sarà il caso o il destino a far capitare proprio nella pensione di Maricò un aitante investigatore antimafia. Questa volta la donna non può proprio limitarsi a guardare e a leggere la vita altrui con le carte, deve rischiare in prima persona per fare giustizia e dare una svolta alla sua vita.
Ne risulta una lettura leggera e fresca che sta in equilibrio tra giallo e rosa. Ci sono mafiosi che progettano efferati delitti, ma rimpiangono gli amori della giovinezza, vecchie zie che però "hanno vissuto" e c'è Maricò, disillusa e sveglia, donna razionale che legge le carte e crede nei sogni. E infine c'è Napoli, con il rito del caffé, Maradona, la mafia, bella e crudele, incomprensibile per non ci sia nato dentro.
Un'ottima lettura da vacanza, una prosa garbata che regala più di un sorriso.

Almost Blu - Un giorno dopo l'altro - Il sogno di volare - Acqua in bocca.
Carlo Lucarelli.
Confessione numero uno. Non avevo mai letto Lucarelli, pur volendo scrivere noir in Italia.
Confessione numero due. Ho letto Almost Blu solo perché folgorata da una fanfiction ispirata al romanzo (da brava lettrice compulsiva leggo tutto, anche le fanfiction).
Dunque, finite le premesse, cerchiamo ti tirare le somme in modo un po' più razionale.
Se qualcun altro mi dirà che la tecnica uccide i romanzi, so cosa tirargli in testa, perché questa serie è al 80% tecnica. Non solo è scritta benissimo, ma i cambi di ritmo, di punto di vista, il contrappunto con l'ideale colonna sonora ne creano l'ossatura principale e spesso mettono anche una pezza ad alcune falle di trama. Lucarelli è bravo e sa di esserlo, bara, sapendo di barare, accarezza il virtuosismo perché sa di poterselo permettere.

Almost Blue è un romanzo quasi perfetto. 80% tecnica e 20% di sentimento.
In una Bologna notturna di struggente malinconia si intrecciano tre vite. Grazia Negro, poliziotta istintiva, emotivamente fragile e tenace come un mastino, Simone, non vedente, che sente i colori nelle voci delle persone e da questo ne intuisce l'anima e l'iguana, serial killer spietato alla disperata ricerca di un'identità.
Tre punti di vista che si alternano e si intrecciano, tre vite che vanno a cozzare tra loro e inevitabilmente cambiano corso.
Lucarelli da cosa fa. Tu, da lettore navigato, lo capisci. Lo sai che ti vuole far commuovere, che è un trucco, è un mestiere. Ma ti commuovi lo stesso. Fai resistenza, ma ne vieni soggiogato lo stesso. E alla fine tutti, noi cinici lettori navigati, stiamo senza fiato a desiderare il lieto fine.

Un giorno dopo l'altro. Sale la tecnica, cala inevitabilmente il sentimento.
Un giorno dopo l'altro è a tratti scritto meglio e più bello di Almost Blu, ma solo a tratti. Innanzi tutto è meno compatto. Si ripete lo schema dei punti di vista Grazia - killer - testimone, ma del testimone importa poco a Grazia e ancor meno a noi. Fa simpatia, ma di fatto rallenta il ritmo. Si sente la mancanza di Simone, non solo come punto di vista, ma anche come personaggio funzionale: un poliziotto trova un tizio che solo dal suono delle voci ti fa un identikit e non gli fa passare il resto della vita ad ascoltare intercettazioni? Rimane lo scontro tra Grazia e il killer, il Pitt Bull, e questo è magistrale. Lei istintiva, testarda e umorale, lui, freddo, calcolatore, perfetto. Si corteggiano, più che inseguirsi e corteggiano il lettore, che cede al loro gioco e dimentica quanto sia improbabile, a tratti, la storia del Pitt Bull

Il sogno di volare.
Di nuovo Grazia - killer - altro personaggio. Questa volta è di nuovo tutto molto compatto, a crescere però è l'improbabilità. Un po' è Grazia, che non invecchia come noi comuni mortali (se Almost Blue è ambientato nel 1999 com'è che nel 2010 ha trent'anni, come me che nel 1999 finivo il liceo, mica catturavo serial killer) e risulta meno credibile che nei romanzi precedenti. Un po' è il killer che, casi clinici esistenti o meno, è davvero il più improbabili che mi sia capitato di vedere, e considerate che mi sono guardata tutte le otto stagioni di Criminal Minds. Insomma, tecnica perfetta o  meno, si chiede un po' troppo alla sospensione d'incredulità.
Rimane una lettura di livello, rimane la caccia e la tensione, rimane Grazia, anche se a tratti la prenderei a schiaffi.

Acqua in bocca. 80% tecnica, 20% divertimento.
Leggetelo. Lucarelli incontra Camilleri. Grazia Negro incontra Montalbano. Un'indagine fatta tutta di lettere, ritagli di giornale e perizie. Un'indagine talmente assurda che solo due maestri possono renderla, non dico credibile, perché non lo è e non lo vuole essere, ma fruibile. Allora, c'è una killer di nome Betta che ammazza le persone facendole soffocare con delle Betta Splendens(!!!). Ci sono Grazia e Montalbano che indagano di nascosto mandandosi pacchetti culinari farciti di messaggi più o meno cifrati. Ci sono i rispettivi compagni che muoiono d'invidia e Catarella che si perde in giro per l'Italia. Si ride tantissimo, si dissacrano i personaggi.
E vi dirò una cosa. Per una volta Grazia non è depressa, non ha il ciclo, le paturnie, gli incubi o le crisi d'indecisione. Per una volta è persino simpatica.

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